Mentre nella nostra società il silenzio è visto con sospetto, nella filosofia della Chiave Puentes è considerato un elemento naturale al pari del sole e della luna, un posto, una casa madre dove riposare e poter contemplare.
Oggi abbiamo dimenticato l’importanza del silenzio frastornati dal rumore di una partita in TV, di uno spot pubblicitario, o di un nostro continuo chiacchierare pieno di tanto parlare ma privo di reale trasmissione di sapere e che dunque potremmo anche evitare.
Comunicazione invece è Reminiscenza, il sapere occulto di cui siamo un inconscio contenitore ed un mezzo di diffusione attraverso le epoche.
L’origine di un parlare infatti non è mai solo voler dire qualcosa, ma è molto di più, è creare un ponte tra una creatura ed un’altra; può essere un cammino che come il trailer di un film ci racconta in pochi fiati tutta la potenza del popolo che l’ha iniziato e vissuto e al tempo stesso memoria ed istruzioni per creare progresso in futuro.
Invece il nostro ego societario non riconosce più il silenzio come forma di linguaggio, ne ha perso pin e istruzioni, dunque lo spegne.
Non si vuole ammettere che sono invece milioni le forme di comunicare che non chiedono permesso alla bocca dell’uomo ed al suo sapere conscio.
La natura ne è un esempio di marchio di fabbrica che sfugge da sempre all’uomo moderno. Per esempio anche gli occhi inondati da enormi lacrime per un amore, perduto o ritrovato, non sono altro che un’altra grande esplosione della magia comunicativa.
Lo stesso Leonardo da Vinci quando dipingeva la Monna Lisa non stava solo dipingendo, ma stava comunicando con noi inviandoci un urlo silenzioso usando una email su tela. Tutto è comunicazione, ma noi lo abbiamo stoltamente tralasciato, trasformandolo in mero valore apparire dedito al meraviglioso racconto di noi stessi agli altri.
Attenzione però perché il chiacchierare è Comunicante come un mercante, ma non Comunicativo come un ponte.
Dunque eccovi ” Logomachia” estratto da un mio libro “Juan tra i suoi pensieri” che descrive la giornata di chi come Juan, il protagonista, in una metropoli è tormentato dal continuo rumore dell’uomo moderno che distrugge il silenzio perché lo teme, lo considera pericoloso perché una via, una possibilità di riflessione, di discernimento tra essenza e inutile chiacchiericcio, estrema forma di appiattimento sociale e fa così:
“Ho passato tutto il giorno in mezzo alla gente. Questo è uno di quei fottutissimi giorni dove sei costretto a parlare e parlare e parlare, anche se non vuoi, e per quanto tu faccia non puoi esimerti. E appena provi a stare un po’ più zitto o ti sei isolato un pochino, troverai sempre qualcuno che ti troverà e a cui non vai bene così, e che ti dirà: “Che hai oggi, perché sei così silenzioso?”
..In questa società chi sta zitto fa paura, perché non ha niente da dividere con voi, non è collegato, non è criticabile, non è inscatolabile in nessuna delle vostre catalogazioni, così da poterlo superare o temere perché è meglio o peggio di voi. Per questo per voi affetti da logomachia spesso è l’abito che fa il monaco.
Una verità molto diffusa è che devo parlare per farvi stare tranquilli, per potervi rassicurare di fronte alle vostre incertezze su voi stessi. Devo essere misurabile per risultare controllabile e detonabile se fastidioso. Perfino la regina delle urla, la Tv, vi dice che quel folle che ha ucciso tutti in un cinema era un tipo taciturno.
Ebbene state tranquilli perché io al cinema grazie a voi neanche ci vado più. E sapete perché? Perché se vado troverò sempre quel qualcuno come voi, seduto davanti o dietro di me, che parlerà e commenterà tutto il film per tutto il tempo.
È così! È un dato di fatto. Mi avete tolto anche il piacere del cinema. E se andate a vedere un film muto, non crediate di potervi salvare dalle vostre parole, perché qualcuno leggerà per voi tutti i sottotitoli, per voi è inevitabile. È così inusuale nel vostro mondo di fiati il non parlare, che chi non parla può risultare perfino misterioso, affascinante, o sexy e tenebroso.
Se incontrate infatti un silenzio fate a gara per romperlo prima possibile, perché vi mette a disagio e vi sentite nudi.
Perché dentro un silenzio siamo tutti uguali, e non vi sono le vostre amate parole a gonfiarvi o raccontarvi meglio di ciò che siete o a difendervi, e apparite proprio per come siete.
Siete nudi di fronte alle vostre continue insicurezze, espressioni da saccente, collisioni caratteriali, collassi interiori, sgretolamenti di convinzioni, sentirvi New-age o emozioni artificiali.
Fatevi curare, perché avete preso una malattia orrenda, la Logomachia:
“I politici fanno tutti schifo! L’amore non esiste! L’importante è partecipare! Nessuno mi capisce! Le cose tanto non cambieranno mai!! O alla posta “Ma c’è solo un sportello aperto?”.. E potrei continuare per ore..”
Amici e Nemici miei le parole proiettano agli altri ad ogni nostro fiato, potenti ologrammi del nostro pensare e del nostro sentire. Esse sono come un pittore che dipinge continuamente l’immagine del nostro essere.
Dunque attenti nel comunicare.
E con questa riflessione vi saluto.
4 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
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