Le donne invece di festeggiare l’8 Marzo, dovrebbero a mio avviso scendere in strada all’unisono e bloccare il paese, scuole, uffici, asili, ospedali protestando fino a quando non vedranno immediatamente riconosciuti tutti i loro diritti e senza alcuna proroga.
La festa dell’8 Marzo non è un festa ma una tragedia, che sancisce la continua violenza subita dalle donne, stupri, omicidi, offese, discriminazione, dunque dovrebbe essere un momento di riflessione, o di grido assetato di libertà, e non per festeggiare ciò che si ha formalmente, ma non realmente.
Voglio rifarmi all’8 Marzo solo come spunto, non ricordando il sacrifico storico delle donne che poi hanno portato a questa festa, a mio avviso oggi deformata nella sostanza, ma piuttosto usando la trama di un poema scritto da Tennyson e poi ripresa e rivista in un dipinto da William Holman Hunt, “La dama di Shalott”, per ricordare alle donne un esempio.
Questa dama di Shalott al tempo di Camelot venne rinchiusa in una torre e condannata a non poter guardare Camelot fuori dalla finestra direttamente con i propri occhi, ma solo attraverso il riflesso di uno specchio, pena la dannazione e la morte, se avesse disubidito. Se vogliamo questo specchio può rappresentare il dominio dell’uomo o forse l’incapacità delle donne di ribellarsi realmente a questo dominus, spietato, mostro, il maschio che le priva dei diritti fondamentali e dell’uguaglianza.
Bene indovinate un po’, cosa fece la dama di Shalott? Decise di disubidire e guardare fuori lo stesso, liberamente e con i propri occhi, e chiaramente per averlo fatto, fu dannata e morì.
Il messaggio credo sia chiaro, meglio una libera morte, che viva come schiava e prigioniera.
Se le donne per completezza e l’enorme talento che sono, lo volessero realmente, potrebbero cambiare la realtà da subito, basterebbe non gridare dalla propria singola capanna, pensando al loro proprio micro cosmo, con il loro guerriero, cucciolo, e lavoro.
Dovrebbero pensare alla collettività donna, migliorando la società intera, seguendo esempi come la piccola ma grande donna Malala, che lotta nel suo paese ma per tutte le donne del mondo rischiando la sua di vita.
La società è cresciuta e mantenuta dalle donne, e se quest’ultime, avranno non solo pari opportunità ma la libertà di fare tutto ciò che vogliono, lavorare o anche stare a casa, miglioreranno tutta la nostra civiltà.
Dovrebbero scendere in strada, è così semplice, basta guardare i gilet gialli, o in Romania il popolo che ha cambiato una legge scendendo in piazza spontaneamente, protestando.
Le donne in società riflesso di quelle in parlamento non mi sembrano capaci di cambiare le leggi, seguono partiti, mode, i maschi, ma non le vedo lottare davvero.
Le leggi non sono una cosa astrusa dalla società, ma sono un mezzo tecnologico per migliorare la comunità, costruiscono stadi, Tav, si impegnano nelle Olimpiadi, ma non vogliono cambiare e migliorare la condizione della donna per cui ripeto basterebbe poco.
Le donne fino a quando si rifaranno alla festa dell’8 Marzo come scialba manifestazione di un rito abbastanza triste, rifacendosi a una solidarietà femminile, inutile quanto lo spot di presunta “solidarietà femminile” sempre in voga, e valido solo per accessori e poche cose femminili, non andranno mai molto lontano, perché saranno disunite.
La libertà delle donne non è un accessorio.
E con questa riflessione vi saluto.
I Minuti d’audio Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti.
Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza è opera di William Holman Hunt, la dama di Shalott.
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