L’articolo di questa settimana è dedicato alla vecchiaia.
Uno degli esercizi catartici più belli e interessanti tra quelli proposti dalla filosofia della Chiave Puentes è proprio quello di cercare i vecchi ed intervistarli. Io lo faccio da anni a prescindere dal meridiano terrestre o dalla lingua parlata quando vedo un vecchio, mi fermo e lo interrogo, gli chiedo se e quale insegnamento abbia da darmi, cosa farebbe o non farebbe nella sua vita potendo tornare indietro al posto mio, alla mia età.
È per ciò che consiglio quando si incontra un viso rugato, con dei bei solchi profondi sulla pelle di chiedere il permesso per potervi mettere le mani sopra, e vedere come questo trasudi conoscenza e ancor di più vivida reminiscenza.
È un pò come toccare una quercia secolare e forse anche molto meglio, in quanto questi uomini e visi hanno visto, sentito, ascoltato, hanno passato ed assorbito energia. Un vecchio è un macchina del tempo, io lo definisco un ascensore, un eco temporale, solo che è ancora in vita dunque è lì a disposizione, occorre approfittarne e serfarlo come fosse una lunga onda emozionale, un proiettore di epoche. Quando si parla con un vecchio si entra in comunicazione con la sua epoca e quelle raccontate a lui dai suoi predecessori. Fatta salva questa premessa ritengo però che la vecchiaia non sia cosa bella, anzi il contrario, o al massimo può risultare serena, tranquilla, ma non certo bella.
Gli stessi vecchi lo dicono d’altronde, “È brutta la vecchiaia!”, ed io li ascolto i vecchi.
Ma non mi dilungherò sul perché sia brutta d’altronde si può trovare facile risposta nella bellezza della giovane età o nei vantaggi della maturità, piuttosto parlerò di un esempio di splendida vecchiaia, ossia di Rodotà che è morto questa settimana. E non parlerò neanche della sua corrente politica, della carriera di costituzionalista, perché non è quello che voglio mettere in evidenza, piuttosto mostrare come lui e tanti altri, Indro Montanelli, Nelson Mandela, o qualcuno più importante per me, anche se meno conosciuto, come mio padre, siano stati attivi, presenti, anche dopo la morte perché erano avanti non solo con l’età ma ancor di più con le loro visioni, che li mantenevano lucidi. Cosa vuol dire lucidi, forse presenti?! No! Vuol dire che emettevano luce da sempre e per sempre fino alla fine, una fine che poi non è mai veramente arrivata, in quanto il tempo è riuscito a fermare la loro vecchiaia, ma non le loro idee che fanno ogni giorno il nostro futuro. Loro infatti a dispetto dello scorrere del tempo, hanno continuato a vivere immanentemente facendo le stesse cose che facevano da giovani, creando, portando avanti situazioni, mansioni, vivevano di ciò che sentivano, con giusto e sbagliato per carità, e ancora di più e soprattutto vivendo di ” Visioni”. Diciamola così, il tempo aveva un’età per loro, ma il loro vivere non aveva un tempo perché era rivolto e sapeva guardare alle nuove generazioni. Rodotà, come d’altronde tutti i personaggi menzionati, era infatti guardato con ammirazione proprio dai giovani.
Questi uomini o meglio esempi di splendida vecchiaia ma giammai di vecchiezza, dovrebbero ricordarci di esercitarci quotidianamente, di allenare lo spirito con azioni che alimentino ogni giorno, pur con i limiti fisici dati dall’età, la nostra vitalità interiore, l’ispirazione, che poi è il segreto, l’elisir di lunga vita, ossia la conoscenza.
Cosa racconteremo da vecchi? Cosa ricorderemo? I figli!? Certo sono importantissimi ed è bello dedicarsi a loro ma quando questi cresceranno ed andranno via chi riempirà il loro vuoto, cosa resterà a noi di noi e per noi, di cosa ci nutriremo?! Occorre essere felici, e pensare a noi non con un semplice amore egoistico ma con uno spiccato egoismo altruistico, nutrendoci delle cose che amiamo fare, che ci fanno stare bene interiormente, quelle in cui crediamo.
La verità è che a mio parere non dovremmo mai dare troppa importanza al tempo, che indubbiamente passa, piuttosto dovremmo darla a come lo riempiamo, alle nostre visioni, ai nostri sogni, al nostro miglioramento personale che insieme finiranno loro per impiegare e piegare il tempo mantenendoci fluidi e pronti ai cambiamenti epocali, non potendo mai restare bloccati in un solo momento o periodo. Daremo così giovamento fino al nostro ultimo respiro a tutte le persone che ci circondano, saremo progresso a prescindere, e non avremo solo memoria per i ricordi, ma emaneremo vibrazioni memorabili.
Dunque fate, facciamo, manteniamoci presenti, visionari, futuristici, e andiamo avanti sempre così, cercando la conoscenza e l’essenza che saranno, come è stato per Rodotà, una bellezza senza tempo che parlerà di noi e ci racconterà incurante della nostra presenza, anche nei momenti dopo che saremo andati via il nostro ultimo giorno.
E con questa riflessione vi saluto.
4 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza da me intitolata ” La vecchiai è brutta” è opera di Maria Cardamone
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