Quotidianamente cerchiamo di cancellare certe nostre scelte di vita spesso sconsiderate, che come le lucciole sono visibili però, solo passeggiando tra i viali dei nostri silenzi, lì dove le nostre convinzioni sono svestite, “nature”, sono disinibite, e tutto ha voce e prezzo diventando istinto e spesso paura. Infatti è lontano dalle luci societarie che le nostre profondità emergono impetuose e irrispettose chiedono udienza, perché le bugie soffocano e la verità presto o tardi viene a galla.
Sì è vero i nostri addetti ai ruoli e alle facce sociali durante il giorno ti danno anche piacere, ma in realtà non ti appartengono mai fino in fondo.
Le nostre assurde ostinazioni esauriscono tutti i biglietti per vivere bene, occupandoli con altro o altre versioni di noi liofilizzate, ingabbiate che abbiamo chiamato piacere ma che a noi in verità non piacciono. Giornalmente andiamo alla fermata della felicità, pensando che sia il nostro turno, ma una volta arrivati tutti salgono sul bus e il quotidiano vivere che abbiamo scelto come nostro controllore ci lascia sempre lì dicendoci “Mi spiace per te la felicità magari sarà la prossima volta!” La prossima.. sempre la prossima..
Queste scelte sono la vita che conduciamo o le persone che ci siamo scelti che finiscono per vivere al nostro posto, che ridono al nostro posto. Volevo vedere il mondo, mi sarebbe piaciuto suonare il piano, avrei voluto andare in missione, sognavo di avere figli e un marito fantastico e invece..
Dobbiamo finirla con il racconto. Dobbiamo liberarci a qualunque costo, a qualunque prezzo, galleggiare non è vivere ma restare in vita, e non sono certo la stessa cosa.
La vita che hai scelto non fa per te?! Cambiala ad ogni costo.
La persona che hai scelto non fa per te?! Lasciala sia quel che sia, prima che sia troppo tardi. C’è un tempo per ogni cosa e tutti i nodi vengono al pettine.
In troppi amiamo le profondità del mare ma avendo smesso di andarci stupidamente abbiamo pensato di comprarci un acquario, come se fosse la stessa cosa.
D’altronde una menzogna ripetuta quotidianamente sembra più vera della verità stessa. E quando capiamo che chi abbiamo scelto di avere accanto va bene per molte cose ma non per le essenze, rappresentando una formidabile inappetenza sentimentale, invece di andare via e risorgere, ci illudiamo come fosse una cosa da comprare di poterlo cambiare, viziandolo così da spingerci a dargli ancora di più, sempre di più, ma togliendo sempre qualcosa a noi stessi però, perché siamo noi quelli sbagliati impegnati nel tentativo di compensare ciò che comunque mancherà sempre, la felicità.
Tutto questo ingozzarsi di cose e credenze non è altro che bulimia sentimentale e lo vomitiamo ogni giorno, da soli, non visti.
Il nostro vivere male e sfuggire diventa il nostro Frankenstein, il figlio prediletto e prodigo da curare in eterno perché anche se mostruoso è comunque una nostra creatura, quell’ immagine che il giorno esiste potente, ma la notte no.
La notte no quando ti svegli in compagnia della tua solitudine capendo che qualcosa non va, magari trasudando la tua inadeguatezza nel prendere le decisioni che sai essere giuste, ma che hai scelto di condividere solo col rumore del frigo e la goccia che cade nel bagno. Quante volte bisogna guardare tra le porte di una stanza le spalle di qualcuno bravo che conosci, di cui riconosci il respirare, che è nel tuo letto ogni notte ma è comunque troppo distante dal tuo essere, uno straconosciutissimo estraneo che per amore di ciò che dovevi magari ti sei pure sposato..
Forse è chi hai scelto di avere accanto, o forse sei proprio tu che dormi, un altro Te che vuoi proteggere proprio da te stesso, dalle tue scelte, vegliando sulle tue scelte orribili.
Siamo come il Giovanni Battista una fede che cerca acqua, in un deserto sentimentale dove nessuno ci ascolta. L’acqua è la nostra follia nel voler amare a tutti i costi un’ icona di noi felice che ama, che come una sete che non disseta mai, ci inquina e ci intossica evangelizzando un amore che si vuole, ma non si sente perché in realtà non c’è.
Affamati di qualunque tipo di felicità diventiamo come quei forsennati che si ostinano a pulire per ore strofinando sempre più forte un qualcosa che invece è macchiato e resta così.
Siamo così concentrati su noi stessi e su ciò che vorremmo essere, da preferire insistere nell’errore ancora, ancora e ancora, e per paura di essere giudicati e abbandonati da qualcosa o qualcuno, forse spesso proprio dalla nostra buona considerazione di noi stessi, non ci accorgiamo invece che questa con la nostra felicità a nostra insaputa ci ha già lasciati chissà da quanto tempo.
Econ questa riflessione vi saluto
I Minuti dell’audio nel audio/video riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, a chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti.
Buon ascolto o buona lettura come preferite.
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