Uno dei temi fondamentali delle filosofie greche come anche orientali è il concetto di esistenza, dell’Uno.
La modernità è fondata sulla materia, quando invece l’umanità è fondata sull’essere, l’anima, il sentire, il rapporto col trascendente che sono tutti “concetti astratti o non materiali”.
Perché parlare di questo tema? Perchè è fondamentale! Ogni individuo prima di essere il ruolo che svolge in società, manager, imprenditore, dottore, avvocato, architetto, operaio è un essere senziente.
Quando si parla di performance, sotto una luce meramente di risultato numerico, si commette un grande errore.
Prima viene l’inidividuo come parte del tutto, del creato, creatore, energia che vive e guida un corpo ma che è interconnesso con l’Uno.
Cosa è l’Uno? Il tutto con e senza l’individuo.
Quest’ultimo è infatti realmente fondamentale per il successo a più ampio spettro.
Oltre e prima della performance vi è lo stato animico, energetico dell’individuo. Senza la cura di questo intimo aspetto, ogni risultato sarà effimero o comunque incompleto, perché non porterà allo sviluppo dell’impresa e alla felicità, alla soddisfazione di ogni aspetto dell’uomo che ha iniziato l’esercizio di umanità.
Avremo magari un manager di successo, perché l’azienda avrà raggiunto i risultati dal punto di vista meramente commerciale, ma che non porterà a sviluppo individuale che poi si trasdurrà in ulteriore ricchezza e apporto per l’azienda.
Il concetto che vogliamo esprimere è che occorre lavorare a 360 gradi nella formazione interpersonale dell’individuo. Se non vi è armonia con il pianeta e l’ambiente che ci circonda come anche la sfera sentimentale emotiva intellettuale dell’uomo, non vi potrà mai essere una performance di grandissimo livello, o questa sarà dall’effetto casuale e solo momentaneo.
Vanno dunque curati tutti gli aspetti dell’individui: corpo, psiche, spirito, anima solo così si potrà avere un risultato eccezionale.
L’amore per se stessi deve coincidere non in culto dell’ego, ma in una cultura del bello, rivolta a tutto ciò che si fa.
Un impegno costante, come mostrato dal kaizen, il management fondatore del Toyotismo, dove il risultato non è mai fermo, ma consiste nel suo passo di sviluppo successivo, nella ricerca continua del miglioramento della performance.
Quest’ultima senza la determinazione, la passione, la dedizione, la disciplina comporranno un limite, un effetto comunque deficitario. Occorre invece puntare al cambio di visione, ossia concepire tutto ciò che facciamo, come “l’Uno”, ossia parte di un qualcosa di più grande, quell’amore per l’individuo come parte integrante di un concetto più complesso del singolo gesto, ossia il tutto, performance, il risultato, l’apporto e lo sviluppo de lavoro del prossimo, fondato sull’integrità, onestà, chiarezza, pulizia intellettuale che sarà specchio e riflesso di performance personale in primis e poi dunque conseguentemente anche professionale.
In questo video Vitttorio Marchi spiega come noi siamo parte dell’Uno, inteso come Universo, dove tutto è interconnesso.
Possiamo guardare alle filosofie Greche, Eraclito e tutti i filosofi che nel corso della storia hanno cercato l’Uno, l’interconnessione dell’individuo come pezzo fondamentale sì, ma volto al componimento di un puzzle quindi un quadro più grande, anche se spesso sconosciuto.
In sintesi l’inventore, l’esploratre, l’artista, il genio che operano e diventano famosi per ciò che fanno, ma in effetti senza saperlo sono molto di più, sono il trampolino, la pista per il decollo di qualcun altro che svilupperà e migliorerà ciò che loro hanno inizato e sviluppato, migliorandolo.
Nel link che segue il professor Vittorio Marchi.