Normalmente sono abituato a rimproverare i miei simili, i maschi per come troppo spesso tradiscano, manchino di rispetto o ancor peggio usino violenza fisica e non solo verso le donne..
Sono fermamente convinto della superiorità delle donne rispetto agli uomini, sono infatti capaci di sentire cose dove noi maschi non sentiamo niente e di vederne molte altre dove noi non vediamo nulla. Ma in questo articolo invece, parlerò della violenza delle donne verso gli uomini e soprattutto verso se stesse.
Quando?
Quando idealizzano, non amano o vogliono o non vogliono più qualcosa o il loro uomo.
Parliamo di comprensione, di comprendere le differenze tra maschi e femmine, perché queste vi sono e come, e credo che capendole si possa migliorare riflettendo con obiettività senza meglio e peggio o dover distruggere nessuno.
Prendiamo per esempio il tradimento, dove l’uomo sembra essere un campione. (anche se poi mi chiedo se sia veramente l’unico campione?!)
Gli uomini è vero che tradiscono, e non li giustifico perché considero il tradimento osceno in ogni sua forma, ma è anche vero che prima o poi anche se con la lentezza di un uomo tornano quasi sempre capendo di aver sbagliato e la differenza tra amore e letto.
Per natura in loro la differenza tra amore e sesso è troppo netta, così netta da diventare erroneamente due cose che non c’entrano l’una con l’altra; ed è per ciò che gli uomini riescono ad andare con un’altra donna pur amando la propria, sbagliando lo so, ma è così, sto raccontando un meccanismo e non lo sto giustificando.
La donna invece quando tradisce lo fa profondamente con tutta se stessa, è un meccanismo più complesso del solo sesso, e non è come per l’uomo che tradisce con una parte, non può, e se va con un altro lo fa perché già qualcosa nella sua storia si è rotto o non funziona o è morto.
Ed è qui la violenza delle donne, il vero mostro per tutte, non è il tradimento in sé o la crisi con il proprio compagno, ma ciò che li genera “il loro idealizzare”. Il loro taciuto “voglio o non voglio” dai confini spropositati.
Il loro voler tacere le distanze incolmabili che le dividevano e dividono dal compagno che hanno scelto non considerandole fin dall’inizio, il loro voglio quest’uomo a tutti i costi, voglio che la storia vada avanti, voglio una famiglia, o il loro non voler chiamare la loro storia fallimento pensando che prima o poi le cose cambieranno.
Le donne spesso si fanno violenza e si ingannano da sole. Hanno la sindrome di onnipotenza e pur di volere amare il loro sognare di farlo, si annullano per anni, creando disastri e poi si scoprono nel letto con un matto e lo chiamano non capisci nulla, animale, mi hai ingannato..
ma mi chiedo chi sia davvero il bugiardo, chi il matto, e chi taceva pur sentendo fin dall’inizio che comunque qualcosa non andava, chiamandolo “SCCC! va be che importa cambierà”?
Una delle mie care amiche mi ha spiegato una volta: “Sai, noi capiamo tutto e pur imbestialendoci torniamo anche indietro 10, 100, mille volte, a consolarvi, a perdonarvi ed accudirvi pur dinanzi le vostre bestiali azioni animalesche, però arrivate ad un punto, quando una donna sente e mette il proprio uomo da qui (posto amorevole in cui era prima) a lì ( un posto dove non è più ciò che “vogliamo”), qualcosa cambia, si spezza per sempre e noi non siamo come voi uomini, per noi puoi piangere quanto vuoi ma non torniamo più indietro, per nessun motivo.
Ecco mi riferisco ancora a questo strano sentimento, “ciò che vogliamo” che fabbrica violenza, che è così determinato da scalare vette insormontabili nel volere qualcuno,
e allo stesso modo violento nel massacrare le relazioni, non volendo più dare spiegazioni, spazzando via come fosse zucchero su un tavolo tutto ciò che c’è stato, e paradossalmente lo fa sempre e solo per la stessa idealizzazione delusa da cui era partita.
E poi ecco le crisi interiori, il senso di vuoto e di incompimento, divorzi violenti come una trincea nella prima guerra mondiale, colpi bassi da CIA e KKB, oppure nel caso siano loro ad abbandonare l’uomo, cambio di scarpe, nuovo look e taglio di capelli e adesso voglio altro, Sayonara.
Il motivo è sempre lo stesso, nelle donne nasce e cresce più o meno nascosta l’insoddisfazione per ciò che volevano e credevano, ma non c’era realmente, uno strano mostro che si traveste da sentimento e si nutre in silenzio al posto dell’amore, rubandogli ogni giorno qualcosa.
Un mostro che non parla il linguaggio degli uomini in quanto meno evoluti e che da noi al 99 % dei casi o non viene capito o lo è solo quando è troppo tardi. Non è il silenzio che nella coppia uccide, ma il taciuto.
E’ qui che vedo tutta la debolezza e la violenza delle donne.
Occorrerebbe invece dirsi la verità da subito, trovare i difetti del proprio compagno prima che i pregi, perché sono quelli che poi faranno male e saranno: “non me lo sarei mai aspettato da lui”, quando la verità da dire sarebbe “non me lo sarei mai aspettato da me, di voler accettare e subire certe cose annullando me stessa”.
Non dovrebbero ostinarsi a essere sempre troppo mamma e a voler proteggere a ogni costo il loro rapporto, piuttosto imparare a essere anche sorelle e miglior amico dell’uomo che amano, perché un uomo sa essere amico e lo fa meglio di una donna e anche quando tutto l’amore finisce, in qualche modo rispetterà l’amico che è in voi che resterà per sempre.
E’ chiaro che ci siano in giro molti farabutti matte e poco di buono, ma in generale credo che una donna dovrebbe pensare, sia nel caso in cui venga trattata male, sia nel caso in cui decida di abbandonare un uomo, più che alle motivazioni finali, a quelle iniziali che l’avevano portata un tempo a fare di quell’uomo che ora risulta un pazzo, insopportabile, cattivo e deludente, il compagno ideale, il padre dei propri figli..
..o il proprio re.
ALCUNI MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza intitolata ” ciò che vogliamo spesso annulla ciò che siamo” è opera mia.
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