Oggi parleremo di direzioni. Un mio amico che come me ama godere delle albe, che va alla ricerca delle albe per sintonizzarsi con quello che è il ciclo del mondo mi ha chiamato qualche giorno fa dicendomi, non sono potuto andare a vedere l’alba ma vedendo la bellezza di quella luce da casa mia, mi sono comunque rivolto verso quella direzione.
Questa può sembrare una frase semplice invece è molto importante, quasi come un respiro, perché rivela quotidianamente qualcosa che ci viene mostrato dal creato nella sua straordinaria semplicità, ossia rivolgerci, volgerci non verso ciò che vogliamo a tutti i costi, ma verso ciò che sentiamo come parte di noi stessi.
Dunque, non “metterci in posizione, in una posizione verso le cose” che ci porta spesso ad essere le cose stesse, ma metterci “in direzione verso qualcosa” che vogliamo, come il bienestar del nostro vivere per esempio.. attenzione non ho detto benessere ma bienestar, perché stare bene e il benessere sono cosa molto diversa anche se vengono usati come sinonimi.. e questa è grande bugia.
Ma tornando alle direzioni, la bellezza di questa frase dovrebbe servire a tutti noi nel ricordarci che le appartenenze sono sciocche rispetto all’Uno mostrato dal creato, dove la concezione del tutto è una, abbiamo il dolore che è un dolore, abbiamo l’amore che è un amore, abbiamo il sapore che è un sapore, poi ognuno chiaramente può viverlo in maniera diversa ma tutti possiamo gustare dell’unicità di una cosa che scompone la stessa semplicità concentrandola in un’altra cosa ancora, ossia l’essenza, l’essenza delle cose.
Noi invece molto spesso seguiamo la sciocchezza delle appartenenze chiamandole “il mio” dolore, “il tuo” dolore, il dolore di quello o quell’altro”, partendo da noi e non dall’essenza, e questo è sbagliato perché se noi invece seguiamo la concezione “dell’Uno” e la direzione data dal creato, le barriere spariscono, tutto diventa di tutti, come l’aria che serve a tutti ma non è di nessuno. Così si rivela la condivisione perfetta che mentre in mano agli uomini diventa comunismo, democrazia e fallisce, nel creato riesce.
E’ in base a questa visione delle cose che “un padre, una madre o un anziano” verranno rispettati per quello che sono a prescindere dal vantaggio, dal contingente, dalla stupida appartenenza mio, tuo, suo e dunque l’amore o il dolore saranno di tutti, come anche il progresso, questo fonderà il rispetto crescendo insieme, amando insieme, soffrendo insieme.
Il progresso infatti a differenza delle appartenenze indipendentemente da chi ha iniziato la direzione, da chi l’avrà seguita o chi farà il salto tagliando il traguardo sarà la direzione comune, “l’Uno per tutti”. In base a questo principio nessuno potrà dire di non vedere o sentire il dolore o l’amore quando vissuti dagli altri, perché le barriere cadranno e si sarà progrediti perché tutti avremo coscienza e condivisione.
Quotidianamente creiamo barriere, appartenenze e contingenze, per carità fanno parte dell’umanità e io non cancello niente, ma il problema è che non le chiamiamo per quello che sono veramente ossia una prigione, ma le chiamiamo “libertà di scelta”.
Ma questa è una furbizia, uno stratagemma per rimanere nella nostra zona comfort e non fare ciò che ci farebbe felici. Chiamarla possibilità di scelta o possibilità di scegliere, non fa di una prigione qualcosa di diverso da ciò che è, una prigione serve e nasce per imprigionare e non può cambiare.. con in più l’aggravante che è una prigione anche pericolosa perché diventa un vizio a cui non sappiamo rinunciare e che chiamiamo sempre in maniera diversa “non mi conviene”, “non mi appartiene” “è bianco è italiano” “quelli sono morti ma non c’erano italiani per fortuna tra loro”, “quelli sono bambini che soffrono ma tanto non sono i miei di bambini” tutto questo non fa altro che distruggere ogni giorno il pianeta genere umano.
Sarebbe come paragonare questa prigione a un labirinto che non permettendoci di volare via e non trovandone l’uscita cominciamo ad arredare, riducendolo in compartimenti per farlo somigliare alle stanze di una casa che però casa non lo sarà mai.
Per questo il mio invito è quello di smetterla con le appartenenze, e di cercare visioni, sogni direzioni sane più che sensazioni da sogno. Correre e ricorrere alle appartenenze usandole come status, o come le promesse dei politici non serve, è regredire verso quello che è la scaltrezza di uno stato animale paragonabile alla furbizia di una volpe che va a rubare le uova alle galline, inventandosi sempre qualcosa per farlo.
Il genere umano non ha bisogno di appartenenze, di fascismi, di destra o sinistra intese così, ma di direzioni lungimiranti e se ci mettiamo in quelle giuste quelle del buon senso forse non diventeremo ricchi e famosi, nè saremo potenti, ma senza dubbio anche quando andremo via posando tutte le nostre cose, il bene che abbiamo fatto rimarrà e potrà essere seguito, ricordato e riecheggerà da qualunque individuo prima del suo colore, nazione o religione anche dopo la nostra partenza.
4 MINUTI D’AUDIO Riproducono la riflessione dell’articolo a voce alta, perché abbiano accesso all’ascolto i ciechi, chi lavorando non ha tempo o chi preferisce ascoltare, e quelli tra noi che pur avendo la vista sono diventati i veri Non Vedenti. Buon ascolto o buona lettura come preferite.
Foto in evidenza da me intitolata “le sciocche appartenenze sono fatte della stessa sostanza dell’ignoranza” è opera di Tiziana Russo
Leave A Reply